Malaki Mundele.
Malaki ma Kongo di Congo: testimonianza del gruppo di turisti responsabili che all’interno di Malaki Live hanno partecipato all’edizione congolese del festival durante il loro soggiorno in Kongo.
Dal 1° al 14 agosto 2004 una delegazione dell’ass. cult. Malaki ma Kongo-Italia si è recata nei due Congo per incontrare gli amici e colleghi congolesi dell’associazione Malaki ma Kongo-Congo Brazzaville e Malaki ma Kongo-Congo Kinshasa e partecipare alle festività del festival tricontinentale della radici della cultura africana Malaki ma Kongo che in Congo Brazzaville si è svolto nella sua 12ª edizione annuale dal 7 al 9 agosto.
Il festival tricontinentale Malaki ma Kongo, infatti, per il 2004 si è svolto a Santo Domingo e ad Haïti lo scorso gennaio, in occasione del Bicentenario dell’indipendenza della prima Repubblica Indipendente Nera, Haïti ; a Berck sur Mer (Francia) in luglio; a Brazzaville (Rep. Congo) in agosto; e il prossimo 25 settembre vedrà l’arrivo ufficiale del festival e dell’associazione a Ouagadougou e in Burkina Faso.
In Congo Kinshasa, inoltre, Malaki ma Kongo – che ha già visto altre sue edizioni nella Rep. Dem. Di Congo – è stato anche quest’anno gemellato con il Festival Internazionale Itinerante di Teatro in Città “Caré ”, un festival di teatro patrocinato dal Ministero della Cultura e delle Arti della Rep.Dem. di Congo che si svolge in forma itinerante in più paesi africani, a cui partecipano numerosi artisti di vari paesi africani, ed il cui Commissario Generale Nzey Van Musala è anche presidente di Malaki ma Kongo-Congo Kinshasa.
Una delegazione di Malaki ma Kongo Italia si è recata in Congo per partecipare alle festività del festival Malaki ma Kongo di Congo e fare un viaggio a livello di turismo responsabile…
Malaki Mundèle
Impressioni di un’esperienza a di turismo responsabile in Congo della delegazione di Malaki ma Kongo-Italia in Congo all’interno del progetto “MALAKI LIVE: andare in Africa non per simpatizzare con le giraffe, i coccodrilli o i leoni, ma per fraternizzare con gli esseri umani”
All’arrivo all’aeroporto di Kinshasa la sera della domenica 1° agosto, la delegazione italiana di Malaki ma Kongo – giunta su un aereo della compagnia congolese Hewa Bora stipato di bagagli e merci spediti dai congolesi in Europa alle loro famiglie ancora in Africa – è stata subito accolta dal presidente di Malaki ma Kongo-Congo Kinshasa sig. Nzey Van Musala.
Dopo il controllo dei documenti e il ritiro dei bagagli – quest’ultimo durato più di due ore, fra la folla fittissima e vivace dei viaggiatori, dei loro amici venuti a prenderli e di ufficiali e personale dell’aeroporto -, la nostra delegazione, sudata e accaldata, è stata raggiunta all’uscita da numerosi altri componenti del Cie Marabout Théâtre, compagnia teatrale diretta da Nzey Van Musala e organizzatrice del Festival Carè, collegato da molti anni a Malaki ma Kongo.
Tutti insieme (con Julie, Jolie, Mischu, Artur, Petit, Maguy, Raoul del numeroso gruppo Marabout) sul minibus del festival Carè – i cui preparativi erano già iniziati e la cui apertura si sarebbe svolta la settimana successiva – i nostri amici si sono diretti verso la città, facendo sosta presso un piccolo ristorante locale per rifocillarsi con dell’ottimo pesce alla brace, della tchikuanga (companatico a base di manioca) e una bella Skoll, bionda birra della Rep. Dem. di Congo.
La densità della popolazione sulle strade era impressionante: mai vista tanta gente tutta assieme, kilometri e kilometri di strada con persone ammassate su entrambi i lati, chi a vendere piccoli prodotti di tutti i generi (dalle uova sode alle bottiglie di Coca Cola, accendini, caramelle, pane, schede telefoniche), chi a camminare e chi ad aspettare un mezzo di trasporto per tornare a casa. Questi mezzi di trasporto sono a Kinshasa vetture di varie misure, furgoncini e minibus straripanti di uomini, donne e bambini – i più giovani aggrappati all’esterno delle vetture, file di piedi a penzoloni dai bagagliai divenuti posti di viaggio, corriere con a bordo interi villaggi…! E il traffico è come quello di qualsiasi grande città europea: negli orari di andata o ritorno da lavoro, anche gli “imbottigliamenti” non mancano.
Le strade sono veramente sconquassate, alcuni tratti asfaltati per quanto pieni di buche, e alcuni invece ricoperti solo da sabbia e da un permanente strato disomogeneo di spazzatura e immondizia: dicono che sia per la sovrappopolazione della città negli ultimi anni, a causa della gente che abbandona sempre più le zone rurali attratta da un ingannevole miraggio di prosperità della vita cittadina, e per tutte le bottiglie di plastica consumate. E lo Stato qui è completamente assente: non ci sono servizi pubblici di pulizia delle strade o di raccolta dei rifiuti, o per lo meno la loro presenza non si fa assolutamente sentire né notare.
Arrivati a Ngaba, uno dei quartieri poveri della città, la delegazione italiana è stata accompagnata al suo alloggio presso l’ONG congolese CEPROSOC (Centre pour la Promotion Sociale et Communautaire) a passare la notte.
L’atmosfera in questo quartiere, come in altri che sarebbero stati visitati, è del tutto particolare: la mancanza totale di elettricità – che avviene in molte ore della giornata, in seguito al danneggiamento della locale diga fornitrice di energia anche a molti altri paesi africani, incluso il Congo Brazzaville, e tutto questo a causa della guerra – lascia questo intero quartiere completamente in balia ad un’oscurità interrotta soltanto dai fari delle vetture passanti, dalle candele dei piccoli negozi e delle bancarelle di strada e da qualche gruppo elettrogeno con il loro rumore e odore di gas di scarico.
Sembra che qui la notte voglia imporre il proprio silenzio ineluttabilmente tutte le sere dopo le 18.00… ma il discreto lume delle candele lascia invece trapelare le sagome di una vitalità incessante e un ovattato brusio della meravigliosa gente di questi luoghi, che nonostante le difficoltà non smette mai di lottare per andare avanti. Gente bellissima, giovani atletici e muscolosi, bambini paffuti e donne fiere ed eleganti… quell’immagine dell’Africa troppo trascurata dai media, che sembrano voler solo giocare sulla pietà umana attraverso le lugubri immagini dei disastri di vario genere che purtroppo dilaniano molte realtà, e trascurando invece tutto ciò che dà onore e dignità ad un continente che non deve essere abbandonato alla disperazione.
Quanti in Italia sanno per esempio che sia Brazzaville che Kinshasa sono un favoloso pullulare in fermento di centri culturali, scuole, istituti e accademie d’arte?
Esposizioni e laboratori d’arte moderna, tradizionale o loro mix si trovano in numerosissimi luoghi; spettacoli di teatro (soprattutto a Kinshasa) e balletto o danza (soprattutto a Brazzaville) si rincorrono fra sale di spettacoli, cinema, scuole e luoghi di prove e ripetizioni che spesso sono anche vecchie case distrutte o cortili il cui affitto non è troppo alto per le magre tasche degli artisti.
Nelle istituzioni scolastiche, i programmi sono molto ricchi, la formazione ferrea e disciplinata.
Tutto questo malgrado lo stato degli edifici: edifici fatiscenti (i migliori sono riservati alle scuole europee, come ad esempio una scuola di Brazzaville dove possono studiare solo ed esclusivamente cittadini francesi), banchi che della loro natura hanno ormai solo la parvenza tanto sono rotti e malandati, sale di musica dove gli strumenti musicali – in condizioni non ottimali ma conservati con grande cura – si possono contare sulle dita di una mano (1 chitarra, 3 clarinetti, 2 violini… per tutti gli studenti dell’istituto!). Eppure, nonostante questo, all’interno di queste scuole si respira un’aria fresca di ottimismo e di brulicante operosità: nei corridoi studenti che si esercitano, studiano, ripetono per l’esame da affrontare…
All’indomani, con alcuni amici del Marabout Théâtre, dopo una colazione a base di pane, burro, caffè e latte in polvere della Nestlè (anni di boicottaggio in Italia sono stati per la prima volta duramente sbattuti contro la realtà ora toccata con mano: è proprio vero, qui non si trovano altre marche di caffè che la Nestlè, il latte è pressochè esclusivamente in polvere e della medesima famigerata ditta…le multinazionali imperano incontrastate), la delegazione italiana di Malaki si è recata con due amici del Marabout ad assistere alle prove di uno spettacolo di balletto tradizionale congolese, ancora nel quartiere di Ngaba.
Camminando per le strade, tutti si giravano a guardare le uniche persone bianche in circolazione in quei paraggi: infatti, solitamente gli europei e gli occidentali in generale girano e alloggiano quasi esclusivamente in certi quartieri della città, dove si trovano i Grand Hotel e le zone più lussuose. Molti di loro infatti credono che i quartieri poveri siano pericolosi, oppure non si sentono a loro agio per le condizioni difficili di vita in questi luoghi.
E così, al passare del gruppo italo-congolese, grandi e piccini si voltavano ad osservare e scrutare i nostri passanti, mentre i bambi gridavano eccitati: “MUNDÈLE ! MUNDÈLE”. La strada diventava un fuggi fuggi di questi piccoletti che si facevano passaparola al grido di “Mundèle! Mundèle!” e correvano verso o lungo i fianchi della direzione di marcia della pallida delegazione italiana.
Quest’ultima, sgomenta e disorientata, non sapeva come reagire… un misto di disagio, timore e fascino si faceva largo nelle loro menti: cosa significava tutto ciò? Perché la gente gridava al loro passaggio? …Cosa volevano? Che intenzioni avevano … e che cosa avrebbero fatto poi? Si sarebbero avvicinati sempre più, magari per chiedere soldi o per prendere le loro borse? O erano solo curiosi? Come ci si doveva comportare, ignorarli o cercare di essere gentili?…Oddio…”
Ma gli amici congolesi del Marabout hanno poi spiegato che “mundèle” significa “bianco/a” in lingua lingala, e la gente ed i bambini chiamano così i bianchi per salutarli, per dar loro il benvenuto. È un segno di gioia e di accoglienza. Se i bianchi poi li salutano, per questi bambini e gli adulti è un grande regalo: saranno felicissimi che un mundèle li abbia salutati, si sentiranno privilegiati… Ad un certo punto un bimbetto di 4 anni circa è saltato inaspettatamente davanti al nostro gruppetto turistico sprizzando di gioia al grido di “Mundèle: bonjour!!”.
Un capovolgimento della comprensione della situazione si piazzò davanti agli occhi italiani, provocando un grande tuffo al cuore: sia perché il sospetto e la malafede iniziali lasciarono posto alla gioia e all’amore, sia perché faceva davvero male vedere ancora così vivi e presenti gli effetti della colonizzazione – perfino nelle ultimissime generazioni – che hanno inculcato per secoli il mostruoso, falso ed iposcrita concetto della superiorità dell’uomo bianco sul nero. Ed oggi la TV continua questo lavoro proponendo un “modello superiore” di civiltà che tutti sognano immaginandola come un paradiso. Certo, al di là di quello che la storia ha lasciato, c’è comunque anche una cultura locale di calorosa accoglienza verso gli stranieri. Il grande cuore africano… (il confronto con l’attuale OPPOSTO metodo di accoglienza degli stranieri in Italia viene immediato!).
Dopo circa una settimana, la nostra delegazione è partita per Brazzaville: giunta alla “beach”, si apprestava ad attraversare il maestoso fiume Congo, il secondo fiume più grande al mondo dopo il Rio delle Amazzoni. Un fiume straordinario, oggetto di numerosi miti locali e leggende di tutto il mondo, soprattutto per molti esploratori ed avventurieri, un fiume che ancor oggi nasconde molti segreti… Questo fiume divide e separa le due capitali più vicine al mondo: Brazzaville e Kinshasa appunto. In alcuni punti, da una costa si vedono i grattacieli e i fari delle macchine della città sull’altra sponda. Uno spettacolo straordinario.
Dopo la complessa e lunga prassi burocratica per l’attraversata (pur essendo la stessa gente da una parte e l’altra del fiume, in realtà la colonizzazione ha creato due paesi distinti e attraversare questo fiume significa passare da uno Stato ad un altro), Malaki Italia si è finalmente imbarcata su un battello ed è stata ricevuta ed accolta sull’altra sponda dal Malaki Congo Brazzaville, guidato dal presidente Magloire Biantouari.
Per arrivare al quartiere di Bacongo, dove la delegazione italiana avrebbe alloggiato, nella Brazzaville sud, si è preso un taxi. I taxi qui, come anche i bus ed i trasporti in generale, sono tutti dello stesso colore verde, tutti omologati. Le vetture sembrano in generale essere in condizioni un po’ migliori rispetto a Kinshasa. E come si sarebbe scoperto in seguito, la vita in generale assume a Brazza una colorazione un po’ differente da Kinshasa: sembra una città un po’ meno metropolitana e più tranquilla di Kin, e tutto sembra essere un po’ più ordinato, più curato, d’altronde non c’è lo stesso livello di sovrappopolazione di Kinshasa, e lo Stato a Brazzaville ha una presenza un po’ più forte che a Kinshasa. Purtroppo però, gli effetti della guerra qui sono ancora evidenti e freschi: finita da poco più di due anni, molti edifici portano ancora il segno delle forature di pallottole e bombe; fra la gente di aspetto curato nonostante le condizioni difficili c’è più di qualche invalido: giovani donne bellissime, vestite con i loro elegantissimi e colorati abiti tradizionali, truccate e acconciate con incredibili pettinature costate ore e ore di tempo, che magari però zoppicano a causa di una gamba o un piede lesi da una bomba. Centri di elettronica ed informatica, negozi di elettrodomestici, autolavaggi ecc. abbandonati: rimangono i disegni e le insegne pubblicitarie sui muri, ma tutto il materiale è stato saccheggiato durante il conflitto, o irreparabilmente danneggiato, ed ora tutti questi luoghi non sono che un ricordo dei bei tempi in cui nella città vigeva una vita serena e laboriosa.
Nelle zone più limitrofe poi, come nel quartiere di Nganga Lingolo, nella regione del Pool – uno dei principali teatri del conflitto -si trovano i resti di intere case bruciate: sono rimasti solo i muri, dove c’erano le finestre ci sono ancora i neri segni del fuoco e del fumo distruttori, i tetti completamente scomparsi.
Arrivati a Bacongo, quindi, uno dei quartieri cittadini che più ha subito le devastazioni della guerra, e dove si trova ancora uno dei più famosi e bei mercati di soprattutto frutta e verdura, sono state deposte le valigie e poi via subito allo “Spazio Matsoua” per le celebrazioni dell’apertura del festival Malaki ma Kongo
Artisti eccezionali di danza e balletto tradizionali, griot cantastorie (piccoli libri viventi della tradizione orale africana), poeti in lingua africana locale (kikongo e lari), cantanti… tutti si sono esibiti in una magnifica carrellata di spettacoli di alto livello che veramente testimoniano la profonda ricchezza artistica ed intellettuale di questo popolo congolese. Fra di essi Adolphine, Ardos Massamba, Atelier Bobatu, Audette et Cie, Ballet Mouesi, Cie Zu dia Katiopia, Emérode et Cie, Vika Petolo.
Un black out ha colpito proprio questa serata, che ha continuato a svolgersi imperterrita anche se a lume di candela, dimostrando ancora una volta come gli artisti e la gente in generale posseggano qui una straordinaria volontà di fare e dignità per lavorare anche nelle condizioni più difficili e ostili, e sempre con il sorriso. Invece di scoraggiarsi, tranquillamente ciascuno si industria per trovare delle soluzioni ai problemi e continuare ad andare avanti, con una forza d’animo da fare invidia.
E la calorosa accoglienza congolese ha voluto che, per dare la possibilità agli amici italiani di filmare le immagini del festival, gli spettacoli si ripetessero una seconda volta dopo aver cercato e trovato un gruppo elettrogeno che permettesse l’illuminazione del luogo: insomma, come si dice volgarmente in Italia, si sono veramente “fatti il mazzo”, alla faccia dello sgangherato stereotipo occidentale sull’africano che non ha voglia di lavorare!
Al centro Labou Tansi, poi, sempre nel quartiere di Bacongo, il festival Malaki ma Kongo ha continuato con le dimostrazioni della Boxe dei Faraoni rinnovata, antica arte marziale africana risalente al tempo degli antichi Egizi ed il cui fondatore e grande maestro Sa-Ra Samba da anni collabora con Malaki ma Kongo nella ricerca e promozione delle radici della cultura africana. Questa disciplina fisico-spirituale conosce già molti centri in varie città della Rep. Di Congo, ed oggi viene svolta a livello internazionale.
Il festival Malaki ma Kongo di Congo infine si è concluso a Nganga Lingolo, luogo natale di Malaki ma Kongo: lì si trova il Mbongui Malaki ma Kongo, ossia il “focolare culturale” da cui tutto il movimento di Malaki è nato. All’aperto fra alberi secolari, ntsamba (vino di palma prodotto in loco), percussioni e musica di strumenti tradizionali, la nostra delegazione italiana assieme ad artisti di Cie Zu dia Katiopia si sono esibiti in danze e ritmi a cui tutto il vicinato del quartiere, donne, bambini e anziani sono venuti ad assistere: la festa interculturale ha destato molta curiosità e partecipazione, soprattutto alla vista di questi mundèle (che a Brazza vengono chiamati “musungu”) che hanno sorpreso tutti dimostrando di saper ballare il ndombolo (danza tradizionale del centro Africa con movimenti circolari del bacino) e dimostrando che l’importanza della preservazione delle radici culturali africane non è una banalità (come purtroppo molti credono a causa, oggi, di un’aspirazione al modello occidentale propinato in maniera esagerata dai media e dal mercato globale) ma è qualcosa il cui preziosissimo valore è riconosciuto anche da molti occidentali e bianchi.
In particolare, Malaki ma Kongo crede e lavora su progetti di sviluppo responsabile,
ossia un modello di sviluppo basato proprio su questa logica tradizionale africana, che sia portato avanti dagli africani stessi e sia quindi afro-centrato e duraturo a lungo termine: anni e anni di cooperazione internazionale basata ancora una volta sull’esportazione di un puro modello occidentale hanno dimostrato infatti il fallimento di questa direzione dello sviluppo che non tiene conto delle basi culturali locali, e l’Africa ancor oggi non riesce ad uscire da questa situazione ibrida di presenza ancor forte delle proprie radici culturali – da un lato – in contrasto con progetti di sviluppo di modello puramente occidentale che non riescono mai a superare i pochi anni di vita – dall’altro. La conclusione è che c’è una progressiva perdita della propria identità culturale e al tempo stesso un decollo che mai avviene sul piano della creazione di un sistema di tipo occidentale, con grande sofferenza per tutti, non solo per gli africani, ma anche per tutti quegli occidentali stessi che spinti da un altruista senso di solidarietà vedono i propri sforzi vanificarsi immancabilmente.
A Nganga Lingolo – terra del Pool su cui Malaki Italia ha fondato il progetto di microcredito “Progetto d’urgenza in favore delle donne vittime della guerra in Congo” – è stato visitato un ampio terreno su cui vengono coltivate varie specie di verdure. La terra qui è fertilissima, e infatti l’aspetto di questi vegetali era magnifico. I campi ben curati ed ordinati, confinano con la vicina foresta equatoriale. Vicino, un ruscello permette di prendere l’acqua.
Purtroppo però, mancano i fondi per costruire una pompa d’irrigazione che allieverebbe enormemente i tempi e la fatica per questo lavoro. Un vero peccato, perché la famiglia che qui coltiva dimostra di possedere uno spirito di sacrificio e una volontà di lavorare davvero ammirevoli, che noi di Malaki Italia vogliamo supportare.
E con il nostro progetto contiamo di permettere a molte madri di famiglia di iniziare e/o sostenere queste coltivazioni, seguendole se necessario anche dal punto di vista di una formazione agricola con un gruppo di giovani agronomi congolesi di Brazzaville specializzati nelle colture locali.
Continueremo quindi ad appellarci alla comunità etica italiana per aiutarci a raccogliere i fondi per il sostegno a questo progetto, come pure all’altro nostro progetto “Un computer per l’Africa”, progetto di raccolta di computer, stampanti, ecc. anche macchine da scrivere, di seconda mano da spedire in Congo per la formazione didattica e l’utilizzo professionale di giovani, ma non solo, congolesi.
Il centro didattico-informatico DIDACTICIEL è stato quindi visitato dalla nostra delegazione italiana. Didacticiel infatti è stato uno dei centri didattici ed informatici più importanti della Brazzaville sud fino allo scoppio della guerra, durante la quale tutto il materiale della scuola è stato saccheggiato e danneggiato. Contava 15-20 studenti per classe, in discipline che vanno dalla programmazione, analisi e gestione, segretariato burocratico, inglese, manutenzione dei computers, alla contabilità su computers.
L’edificio è ancora in buone condizioni e funzionante, anche se in maniera molto più limitata in seguito ai danni riportati. Esso fungerà da centro di accoglienza dei computer che dall’Italia spediremo in Congo, e questi computer serviranno in parte ad integrare le sale informatiche della scuola e gli altri per essere distribuiti in premio agli studenti meritevoli.
In generale, tutti – gli amici, gli artisti e membri non artisti di Malaki ma Kongo, sia di Brazzaville che di Kinshasa – hanno veramente riservato un’accoglienza superba, nella classica tradizione congolese, alla delegazione malakista giunta dall’Italia.
Ciascuno ha voluto donare qualcosa agli amici venuti da lontano, e soprattutto tutti hanno confessato la gioia e la speranza che questa visita ha loro portato, per l’aver fatto loro sentire che non sono abbandonati e dimenticati, nonostante la guerra appena passata abbia e continui ad allontanare il mondo da loro, per la paura. Televisione e media infatti, non danno sufficienti ed esaustive informazioni sulla situazione del Congo (Brazzaville in particolare), cosicché molto spesso l’opinione pubblica – negli ancora purtroppo rari casi in cui riesce a venire sensibilizzata sugli aiuti internazionali di cui questi paesi hanno bisogno -considera questi paesi come luoghi interamente ed esclusivamente a rischio, non venendo informata per esempio sul fatto che ci sono invece molte zone tranquille e non a rischio in cui si può tranquillamente viaggiare.
Al ritorno a Kinshasa, prima di tornare in Italia, Letizia Farisato – presidente di Malaki ma Kongo Italia – ha tenuto una conferenza sul turismo responsabile all’interno dello “Spazio Malaki ma Kongo” che si è svolto alla veglia dell’apertura del Festival Carè, destando molto interesse ed entusiasmo fra i congolesi che si trovano all’inizio del loro percorso di conoscenza sui principi dello sviluppo responsabile e della cooperazione internazionale etica (l’11ª edizione di Malaki ma Kongo Brazzaville ha visto una conferenza sulla finanza etica).
A seguire lo spettacolo di teatro “Biso” della compagnia Cie Marabout Théâtre e lo spettacolo di danza e balletto tradizionale Kongo “Tiya” degli Ngoma Za Kongo di Brazzaville hanno concluso la serata in grande stile, seguiti da un cocktail ufficiale in cui la delegazione italiana ha incontrato numerose autorità e personalità locali.
Il festival Carè poi sarebbe continuato anche nei giorni successivi, con compagnie teatrali giunte da Camerun, Ciad, Rep. Centrafricana, Gabon, Togo, Burkina Faso… fra di essi, i Les Tongolo, gli Arc-en_ciel & Africa Théâtre, gli Atelier Théâtral du Littoral, gli Studio Mille Acteurs, gli Ecurie Maloba, i Cie Ngoon, i Cie Théâtre des Intrigants. E dopo Kinshasa i luoghi di svolgimento si sarebbero spostati a Brazzaville, Point Noire, Libreville, Lambaréné e Bangui, come la tradizione itinerante di questo festival detta. Fra gli spettacoli, non vogliamo dimenticare anche quelli dedicati e offerti alle fasce sociali più deboli, come i vecchi ed i bambini strada, che non solo assistono allo spettacolo, ma a cui il festival Carè dona ogni anno regali per tutti. Questo è l’impegno degli artisti e uomini di cultura etici con cui Malaki ma Kongo collabora (anche in Europa Malaki lavora con artisti che devolvono parte dei loro incassi a progetti di sviluppo responsabile).
All’aeroporto, attendendo l’imbarco che avrebbe riportato la nostra delegazione in Italia, le emozioni e le immagini di queste due incredibili settimane scorrevano una dopo l’altra: dispiaceva da morire di dover ripartire di già, i carissimi, dolcissimi e straordinari amici di Congo hanno lasciato delle tracce indelebili nella memoria e nel cuore. La convivialità congolese, la solidarietà di questo popolo e soprattutto la loro incredibile dignità, forza d’animo, volontà di vivere e migliorare l’attuale difficile tenore di vita sono una lezione per l’anima ed un messaggio che Malaki ma Kongo – Italia si è impegnato a portare e diffondere in Italia e nel mondo.
Vogliamo ridonare speranza e fiducia nella vita a questi fratelli e sorelle attraverso i nostri progetti di solidarietà, unire le nostre mani in segno di amore e fratellanza universale.