1996

Sesta edizione

MALAKI MA KONGO sfida Cheikh Anta Diop

Malaki ma Kongo 1996

Malaki ma Kongo 1996

Molti partecipanti provenienti dal Gabon, dal Camerun, dall’Angola, dal SudAfrica, dalla Zambia, dal Congo Kinshasa furono dal 28 luglio al 04 agosto alla sesta edizione di Malaki ma Kongo. Questo raduno culturale fu organizzato in Congo Brazzaville in omaggio a Cheikh Anta Diop il faraone del XX secolo.

La sesta edizione fu molto intensa. Fu l’ora dei bilanci per MALAKI. Fu un difficile esercizio al quale si accinsero gli uni e gli altri. Questo affinchè la posterità si ricordi per sempre il nuovo e fortunato orientamento che ha donato al festival il sapere di una dimensione veramente panafricana e profondamente Kemita.

È a causa di questo orientamento e della sua nuova dimensione che il MALAKI di MFOA Brazzaville, 6232 anni dopo OSIRIDE, 1996 dopo Gesù, fu dedicata a Cheick Anta Diop. Questo dotto iconoclasta africano fu anche un politico incorruttibile.

Programmate in forma di seminario, una dozzina di conferenze sensibilizzarono il pubblico sui più diversi soggetti che preoccupavano i congolesi, gli africani e il popolo Nero in generale.

I primi due giorni, il dibattito fu focalizzato sulla riconciliazione dell’Africa con la propria storia, che data 7 mila anni; sul risvegliare la coscienza inibita degli africani a giocarsi le  proprie terre e a fare di essi stessi degli oggetti. In questa prospettiva, la serie di conferenze si aprì con l’esposizione del diopista camerunense D. Yette, che parlò dell’uomo Cheikh Anta Diop, dotto contestatario in rottura con la tutela intellettuale dell’occidente, un politico incorruttibile e fedele che pensava più alle prossime generazioni che alle vicine elezioni. Le sue opere costituiscono una base scientifica al servizio della liberazione dell’Africa; una vasta sintesi di proposizioni erano state fatte per concretizzare la rinascita culturale, scientifica e politica delle società africane. Questa verità fu sostenuta nella fila di conferenze del poeta di Congo Kinshasa Sangui Lutondo e dal congolese rinnovatore della Box dei Faraoni Sa-ra Samba.

Alla domanda:

Africa, quale avvenire?
Quale posto per il popolo nero nel mondo a venire?

Bundu dia KONGO e GOMA Thethet introdussero il pubblico nelle profondità dell’antropologia e della religione solare, al fine di permettere a tutti di cogliere le fondamenta della scienza e della cultura africane, poste di fronte ai giochi di un mondo che si fa senza i Neri e contro i neri, a Berlino come a Yalta, le minacce sono chiare.

È in questo senso che in Africa la parola democrazia non fa rima che con guerra civile, AIDS, ebola e le varie crisi. Uno dei conferenzieri, GOMA Théthét , predicò di tornare all’antica etica Kemito-africana, che si caratterizza dal saper dominare la bocca e il cuore, così cara a Cheick Anta.

Quest’ultimo fu lanciato anche dalle signore Noelle BAZUMA dalla Francia, H. MBENDA Ngo Yinda dell’ARCA di Cameroun, oltre che da Bundu dia KONGO, apportando a questo processo un quadro umano e demografico fondato sulla teoria attraverso uno studio sul Congo…

Benchè la rinascita dell’Africa rimanga ancora allo stadio di un ideale, l’occasione fu ugualmente opportuna per prendere misura della trappola senza fine che blocca la riconciliazione dell’Africa con la sua storia e degli africani con loro stessi, la loro cultura e i loro antenati. Senza di ciò, religioni e sistemi culturali antinomici di importazione persisteranno a dividere e opporre, sciogliere e mascherare dei legami secolari.

Infine, la conferenza sull’Islam e le culture africane permise a tutti gli ascoltatori di arrendersi all’evidenza che alcuni considerano l’Africa come una terra senza proprietari, da conquistare o riconquistare sia sul piano fisico, materiale che culturale e spirituale.

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